Ipertensione arteriosa: cos’è e a chi rivolgersi per curarla

Articolo realizzato a cura della redazione del sito di Polimedica Melfi con la supervisione dei nostri medici specialisti.

INTRODUZIONE

È bene dire sin da subito che in Italia non esiste una specializzazione ad hoc sull’ipertensione arteriosa.  Il senso comune suggerirebbe che probabilmente sia il cardiologo lo specialista  deputato ad occuparsi di questa patologia, ma in realtà non è così, o almeno lo è solo in parte.

Sono diverse le professionalità mediche e sanitarie che concorrono e collaborano alla cura delle persone afflitte dall’ipertensione e dai danni ad essa correlati; qui a Melfi in Polimedica sono disponibili presso il nostro poliambulatorio tutte queste figure, ma ci mancava ancora qualcuno che fosse ulteriormente e specificamente formato su questo tipo di patologia, un vero e proprio esperto.

Ci sono degli specialisti che durante la propria carriera professionale si sono focalizzati nella diagnosi e nel trattamento dell’ipertensione, attraverso una costante e specifica formazione ed una sostanziosa esperienza professionale.

Nel nostro poliambulatorio a Melfi è presente uno di questi medici iperspecializzati, un esperto di cui parleremo in seguito.

Adesso in questo articolo è bene spiegare brevemente innanzitutto che cos’è l’ipertensione arteriosa, quali sono le cause, come incide sulla salute della persona e come fare per gestirla e migliorare il quadro clinico.

Indice:

Che cos'è l'ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa è una condizione patologica molto comune. La forza esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie, quando supera un certo limite, causa problemi alla salute, come, ad esempio, malattie cardiache (cardiopatia ischemica ed ipertensiva), ictus cerebrale, insufficienza renale.

La pressione arteriosa è determinata sia dal volume di sangue pompato dal cuore che dalle resistenze al flusso sanguigno opposto dalle arterie: maggiore è il volume di sangue pompato dal tuo cuore e più sono strette le tue arterie, più alta risulta la pressione sanguigna.

È possibile avere la pressione alta (ipertensione) per anni senza alcun sintomo; ma anche senza sintomi i danni al cuore e agli altri organi “bersaglio” possono essere già presenti e manifestarsi con forza più in là nel tempo.

Ma per fortuna l’ipertensione può essere facilmente diagnosticata e trattata per tempo (per questo la prevenzione è molto importante).

L’ipertensione arteriosa è uno dei maggiori fattori di rischio indipendenti e modificabili per cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, accidenti cerebrovascolari, insufficienza renale e mortalità cardiovascolare in tutti i gruppi di età.

Essa rimane, pertanto, il principale fattore modificabile che contribuisce al carico generale di malattie ed alla mortalità globale.

L’ipertensione incontrollata aumenta il rischio di gravi problemi di salute, inclusi infarto e ictus.

L’ipertensione si sviluppa generalmente lungo molti anni e colpisce, alla fine, quasi tutti. Fortunatamente, come anticipato, essa può essere facilmente rilevata e, una volta che sai di avere la pressione alta, potrai lavorare con il tuo medico per controllarla.

Ma come mai le persone soffrono di pressione alta? Il motivo è sempre lo stesso per tutti quanti? Cerchiamo di capirne di più.

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Le cause

Ipertensione primitiva (o essenziale)

L’ipertensione arteriosa primitiva (o essenziale) è la forma di ipertensione di origine sconosciuta, ovvero non secondaria ad alcuna causa nota.

Essa rappresenta, a seconda delle casistiche, l’85-95% di tutti i casi di ipertensione e tende a svilupparsi gradualmente durante gli anni.

Ipertensione secondaria

L’ipertensione arteriosa secondaria è l’ipertensione di origine nota e rappresenta il 5 -15% di tutti i casi di ipertensione.

Essa è secondaria a malattie renali (parenchimali e vascolari), ad endocrinopatie (corticale o midollare dei surreni, ipofisi, paratiroidi, tiroide), a coartazione aortica, a disordini neurologici (apnea ostruttiva del sonno).

Essa può essere iatrogena (assunzione di ormoni e farmaci) o comparire nel corso della gravidanza (preeclampsia / eclampsia).

L’importanza di identificare i pazienti affetti da una forma secondaria di ipertensione risiede nel fatto che in essi l’ipertensione può essere curata chirurgicamente, o può essere facilmente controllata con l’instaurazione di un trattamento medico specifico, che consenta, quindi, la riduzione della morbilità e della mortalità e la riduzione dei costi cumulativi del trattamento.

I fattori di rischio

L’ipertensione ha molti fattori di rischio, tra cui:

  • Età. Il rischio di ipertensione aumenta con l’età. Fino all’età di circa 64 anni, l’ipertensione è più comune negli uomini. Le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare la pressione alta dopo i 65 anni.
  • Storia famigliare. L’ipertensione tende ad essere una caratteristica ereditaria nelle famiglie.
  • Essere in sovrappeso o obesi. Più una persona pesa, più sangue è necessario per fornire ossigeno e sostanze nutritive ai suoi tessuti. All’aumentare del volume di sangue circolante attraverso i vasi sanguigni, aumenta anche la pressione sulle pareti delle arterie.
  • Non essere fisicamente attivo. Le persone che sono inattive tendono ad avere frequenze cardiache più elevate. Più è alta la frequenza cardiaca, più il cuore deve lavorare e più forte è la forza sulle arterie. Inoltre la mancanza di attività fisica aumenta anche il rischio di sovrappeso.
  • L’uso di tabacco. Fumare o masticare tabacco non solo aumenta temporaneamente la pressione sanguigna, ma i prodotti chimici contenuti nel tabacco possono danneggiare il rivestimento interno delle pareti delle arterie (endotelio). Ciò può causare il restringimento delle arterie e aumentare il rischio di malattie cardiache. Anche il fumo passivo può aumentare il rischio di malattie cardiache.
  • Troppo sale (sodio) nella  dieta. Una quantità eccessiva di sodio nella dieta può indurre il corpo a trattenere liquidi, aumentando la pressione sanguigna.
  • Troppo poco potassio nella dieta. Il potassio aiuta a bilanciare la quantità di sodio nelle cellule. Se non si assume abbastanza potassio nella dieta, si può accumulare troppo sodio nel sangue.
  • Bere troppo alcool. Nel tempo, bere pesantemente può danneggiare il cuore. Bere più di un drink al giorno per le donne e più di due drink al giorno per gli uomini può influire sulla pressione sanguigna.
  • Stress. Alti livelli di stress possono portare a un aumento temporaneo della pressione sanguigna. Se cerchi di rilassarti mangiando di più, usando il tabacco o bevendo alcolici, potresti solo aumentare i problemi con l’ipertensione.
  • Alcune condizioni croniche. Alcune condizioni croniche possono anche aumentare il rischio di ipertensione, come malattie renali, diabete e apnea del sonno.

Anche in gravidanza  a volte può comparire ipertensione arteriosa (ipertensione indotta dalla gravidanza, preeclampsia/eclampsia).

Pressione alta nell'infanzia

Sebbene la pressione alta sia più comune negli adulti, anche i bambini possono essere a rischio.

Per alcuni bambini, l’ipertensione è causata da problemi ai reni o al cuore. Ma per un numero crescente di bambini, le cattive abitudini di vita, come una dieta malsana, l’obesità e la mancanza di esercizio fisico, contribuiscono all’ipertensione.

I pericoli per chi ha la pressione alta

L’eccessiva pressione sulle pareti delle arterie causata dall’ipertensione può danneggiare i vasi sanguigni e gli organi del corpo. 

Maggiore è la pressione sanguigna e più a lungo non viene controllata, maggiore è il danno a carico degli organi bersaglio

L’ipertensione non controllata può portare a varie complicanze tra cui:

  • Infarto o ictus. L’ipertensione può causare indurimento e ispessimento delle arterie (aterosclerosi), che può portare a infarto, ictus o altre complicazioni.
  • Aneurisma. L’aumento della pressione sanguigna può causare l’indebolimento e il rigonfiamento dei vasi arteriosi, causando un aneurisma. Se un aneurisma si rompe è possibile che non si sopravviva.
  • Insufficienza cardiaca. A causa dell’alta pressione il cuore deve lavorare di più. Ciò provoca l’ispessimento delle pareti della camera di pompaggio del cuore (ipertrofia ventricolare sinistra). Alla fine, il muscolo ispessito potrebbe avere difficoltà a pompare abbastanza sangue per soddisfare le esigenze del  corpo, cosa che può portare ad insufficienza cardiaca.
  • Vasi arteriosi renali sclerotici. Ciò può impedire a questi organi di funzionare normalmente (insufficienza renale).
  • Vasi arteriosi retinici sclerotici, ristretti o lacerati. Ciò può causare la sofferenza della retina perdita della vista.
  • Sindrome metabolica.Questa sindrome è un gruppo di disturbi del metabolismo del corpo, incluso un aumento della circonferenza della vita, alti livelli di trigliceridi, bassi livelli di colesterolo ad alta densità (HDL, cioè il colesterolo cosiddetto “buono”), ipertensione e alti livelli di insulina. Queste condizioni aumentano la probabilità di sviluppare diabete, malattie cardiache e ictus.
  • Problemi con la memoria o la comprensione. L’ipertensione arteriosa non controllata può anche influire sulla capacità di pensare, ricordare e apprendere. Problemi con la memoria  o nella comprensione sono più comuni nelle persone ipertese.
  • Demenza.Le arterie cerebrali ristrette od ostruite possono limitare il flusso di sangue al cervello, portando alla cosiddetta demenza vascolare. Anche l’ictus cerebrale (ischemico od emorragico) può causare demenza vascolare.

Diagnosi: quando i valori della pressione arteriosa sono da considerare pericolosi

Per misurare la pressione arteriosa il medico, o un altro sanitario con le necessarie competenze, di solito posiziona un bracciale gonfiabile attorno al braccio e misura la pressione sanguigna utilizzando un manometro.

Una lettura della pressione arteriosa, espressa in millimetri di mercurio (mmHg), ha due numeri:

Il primo numero (la cosiddetta “massima” o “sistolica”) misura la pressione nelle arterie durante la contrazione cardiaca (sistole); il secondo numero (la cosiddetta “minima”) misura la pressione nelle arterie durante la diastole, cioè tra una sistole e la successiva (“pressione diastolica”).

I livelli di pressione arteriosa consentono di identificare quattro condizioni:

  • Pressione arteriosa ottimale: la pressione è ottimale se è inferiore a 120/80 mmHg.
  • Pressione arteriosa normale: la pressione normale è una pressione sistolica che varia da 120 a 129 mmHg e una pressione diastolica fra 80 e 84 mmHg. La pressione tende ad aumentare nel tempo, cioè con l’età, a meno che non vengano prese misure per controllarla.
  • Pressione normale/alta: è la condizione in cui la pressione sistolica è compresa tra 130 e 139 mm Hg o la pressione diastolica è compresa tra 85 e 89 mmHg.
  • Ipertensione di grado 1: l’ipertensione di grado 1 è relativa ad una pressione sistolica fra 140 e 159 mmHg e/o ad una pressione diastolica compresa fra 90 e 99 mmHg.
  • Ipertensione di grado 2: pressione sistolica fra 160 e 179 mmHg e/o pressione diastolica fra 100 e 109 mmHg.
  • Ipertensione di grado 3: pressione sistolica superiore a 180 mm Hg e/o minima superiore a  110 mmHg.
  • Ipertensione sistolica isolata: è la condizione in cui la massima (sistolica) è superiore a 140 mmHg e la minima è inferiore a 90 mmHg.

Entrambi i valori in una lettura della pressione sanguigna sono importanti. Ma dopo i 50 anni, la lettura della pressione sistolica è ancora più significativa. L’ipertensione sistolica isolata è un tipo comune di ipertensione tra le persone di età superiore ai 65 anni.

Il medico effettuerà da due a tre letture dei valori di pressione arteriosa, ciascuna effettuata in tre o più distinte occasioni (visite) prima di diagnosticare una condizione di ipertensione arteriosa; e questo perché la pressione arteriosa varia normalmente durante il giorno e può essere elevata durante le visite dal medico (cosiddetta “ipertensione da camice bianco”).

La pressione sanguigna in genere deve essere misurata in entrambe le braccia per determinare se c’è una differenza. È importante utilizzare un bracciale di dimensioni adeguate.

Il medico potrebbe chiederti di registrare i valori di pressione arteriosa rilevati a casa per avere ulteriori informazioni e confermare se hai la pressione alta.

Il medico può raccomandare un test di monitoraggio della pressione arteriosa di 24 ore per confermare o escludere il sospetto di ipertensione. Il dispositivo utilizzato per questo test misura la pressione sanguigna a intervalli regolari per un periodo di 24 ore e fornisce un quadro più accurato delle variazioni della pressione sanguigna in media giorno e notte. Questo è un esame che a Melfi in Polimedica è possibile eseguire anche in accreditamento col SSN.

Se hai qualsiasi tipo di ipertensione, il medico esaminerà la tua storia medica e condurrà un esame fisico.

Il medico può anche raccomandare esami di routine, come un esame delle urine, esami del sangue (creatinina, azotemia, glicemia, uricemia, colesterolo, trigliceridi), un test del colesterolo e un elettrocardiogramma. Il medico può anche raccomandare ulteriori test, come un ecocardiogramma, per verificare la presenza di ulteriori segni di impegno o di danno cardiaco.

Il trattamento dell'ipertensione

Come prima cosa è meglio evitare il fai da te e rivolgersi a medici e nutrizionisti specializzati. Il tuo medico di famiglia è il primo dottore a cui fare affidamento. Sarà lui a guidarti e a consigliarti se rivolgerti o no ad altri medici specialisti e quali esami eseguire, oltre a controllare il tuo stato generale di salute.

Cambiare il tuo stile di vita può fare molto per controllare l’ipertensione arteriosa.

Il medico può raccomandarti di apportare modifiche allo stile di vita, tra cui:

  • Mangiare in un modo salutare per il tuo cuore ed organismo, soprattutto ridurre il sale! Un nutrizionista può aiutarti.
  • Fare attività fisica regolare
  • Mantenere un peso sano o perdere peso se si è in sovrappeso o obesi
  • Limitare la quantità di alcol che si beve

Ma a volte i cambiamenti nello stile di vita non sono sufficienti.

Oltre alla dieta e all’esercizio fisico, il medico può raccomandare farmaci per abbassare la pressione arteriosa.

Gli obiettivi da raggiungere con il trattamento dipendono dalla tua salute e dall’età.

I valori da raggiungere dovrebbero essere inferiori a 135/85 mmHg se:

  • Sei un adulto di età pari o superiore a 65 anni.
  • Sei un adulto in buona salute di età inferiore ai 65 anni con un rischio del 10% o più di sviluppare malattie cardiovascolari nei prossimi 10 anni.
  • Hai una malattia renale cronica, il diabete o una malattia coronarica.

Sebbene 120/80 mm Hg o inferiore sia l’obiettivo ideale della pressione arteriosa, i medici non sono del tutto sicuri se sia necessario un trattamento farmacologico per raggiungere quel livello.

Se hai 65 anni o più e l’uso di farmaci produce una pressione arteriosa sistolica più bassa (come meno di 130 mm Hg), i tuoi farmaci non dovranno essere modificati a meno che non causino effetti negativi sulla salute o sulla qualità della vita.

La categoria di farmaci prescritta dal medico dipende dalle misurazioni della pressione arteriosa e da altri problemi di salute. È utile lavorare insieme a un team di professionisti medici esperti nel fornire cure per l’ipertensione per sviluppare un piano di trattamento personalizzato.

Farmaci per il trattamento dell’ipertensione

  • Diuretici tiazidici. I diuretici sono farmaci che agiscono sui reni per aiutare il corpo a eliminare sodio e acqua, riducendo il volume del sangue.

    I diuretici tiazidici sono spesso la prima, ma non l’unica, scelta nei farmaci per la pressione alta.

    Se non stai assumendo un diuretico e la tua pressione arteriosa rimane alta, parla con il tuo medico dell’aggiunta di uno di questi farmaci o della sostituzione di un farmaco che stai attualmente assumendo con un diuretico. I diuretici o i bloccanti dei canali del calcio possono funzionare meglio per le persone di origine africana e le persone anziane rispetto ai soli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) da soli. Un effetto collaterale comune dei diuretici è l’aumento della minzione.

  • Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-INIBITORI). Questi farmaci aiutano a ridurre la pressione bloccando la formazione di una sostanza chimica naturale (angiotensina II) che restringe i vasi sanguigni. Le persone con malattie renali croniche possono trarre beneficio dall’assunzione di un ACE-inibitore.
  • Bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ARB). Questi farmaci riducono la pressione  bloccando l’azione dell’angiotensina II. Le persone con malattie renali croniche possono trarre beneficio trarre beneficio dall’assunzione di un ARB.
  • Calcio-antagonisti. Questi farmaci aiutano a rilasciare la muscolatura delle pareti arteriose.

Ulteriori farmaci usati per trattare l’ipertensione

Se hai problemi a raggiungere il tuo obiettivo di pressione sanguigna con combinazioni dei suddetti farmaci, il medico può prescrivere:

  • Alfa-litici.Questi farmaci riducono gli impulsi nervosi ai vasi, riducendo gli effetti pressori  che agiscono sulle pareti  dei vasi arteriosi.
  • Beta-bloccanti. Questi farmaci riducono il carico di lavoro sul cuore e dilatano i vasi arteriosi, facendo battere il cuore più lentamente e con minor forza. I beta-bloccanti di solito non sono raccomandati come unico farmaco nel trattamento dell’ipertensione, ma possono essere efficaci se combinati con altri farmaci anti-ipertensivi.
  • Alfa-Beta-bloccantiOltre a ridurre gli impulsi nervosi alle pareti arteriose, i bloccanti dei recettori alfa e beta rallentano la frequenza dei battiti cardiaci,  e riducono la gittata cardiaca, cioè il volume di sangue che pompato dal cuore ad ogni battito.
  • Antagonisti dell’aldosterone. Questi farmaci bloccano i recettori dell’aldosterone, un ormone che induce la alla ritenzione di sodio e di acqua, con ciò causando ipertensione.
  • Inibitori della renina. Rallentano la produzione di renina, un enzima prodotto dai reni che avvia una catena di passaggi chimici che aumentano la pressione arteriosa. A causa del rischio di gravi complicanze, incluso l’ictus, non si devono assumere con ACE-inibitori o ARB.
  • Vasodilatatori. Questi farmaci agiscono direttamente sui muscoli delle pareti delle arterie, prevenendo il restringimento del lume delle stesse.
  • Agenti ad azione centrale. Questi farmaci agiscono sul sistema nervoso centrale, riducendo la produzione di impulsi che producono l’aumento dei valori pressori.

Per ridurre il numero di dosi giornaliere di farmaci anti-ipertensivi necessari, il medico può prescrivere una combinazione di farmaci a basso dosaggio anziché dosi maggiori di un singolo farmaco. In effetti, due o più farmaci anti-ipertensivi sono spesso più efficaci di uno. 

Ipertensione resistente: quando la pressione sanguigna è difficile da controllare

Se la pressione arteriosa rimane alta nonostante l’assunzione di almeno tre diversi tipi di farmaci anti-ipertensivi, uno dei quali dovrebbe essere solitamente un diuretico, potresti avere un’ipertensione cosiddetta “resistente”.

Nei soggetti affetti da ipertensione arteriosa resistente, va considerata l’opportunità di ricercare  possibili cause secondarie dell’ipertensione.

Avere ipertensione resistente non significa che la pressione sanguigna non si abbasserà mai. In effetti, se si riesce ad identificare la causa di un’ipertensione resistente ci sono buone probabilità che si possa raggiungere l’obiettivo del controllo pressorio.

Il medico o lo specialista in ipertensione può:

  • Valutare le potenziali cause della tua condizione e determinare se possono essere curate.
  • Rivedere i farmaci che stai assumendo per altre condizioni e consigliare di non assumere quelli che peggiorano la pressione sanguigna.
  • Consigliare di monitorare la pressione sanguigna a casa.
  • Suggerire cambiamenti nello stile di vita, come seguire una dieta sana con meno sale, mantenere un peso adeguato e limitare la quantità di alcol che si beve
  • Apportare modifiche ai farmaci anti-ipertensivi per trovare la combinazione e le dosi più efficaci
  • Prendere in considerazione l’aggiunta di un antagonista dell’aldosterone come lo spironolattone, che può portare al controllo dell’ipertensione resistente.

Sono in fase di iniziale applicazione altre modalità di trattamento dell’ipertensione, come l’ablazione dei nervi simpatici renali condotta con cateterismo delle arterie renali e l’erogazione di impulsi di radiofrequenza (denervazione renale) e la stimolazione elettrica dei barorecettori del seno carotideo.

IMPORTANTE:

Se non assumi i tuoi farmaci per la pressione alta esattamente come indicato, la tua pressione arteriosa può pagarne il prezzo. Se salti le dosi perché hai effetti collaterali o semplicemente dimentichi di assumere i farmaci, parla con il tuo medico delle possibili soluzioni. Non modificare il trattamento senza la guida del medico!

Specialista nel trattamento dell'ipertensione

Per il trattamento dell’ipertensione, soprattutto nel caso di ipertensione resistente, è consigliabile la collaborazione di più medici, oltre al tuo medico di famiglia.

In Polimedica abbiamo tutte le professionalità mediche necessarie alla gestione dell’ipertensione arteriosa. In particolare è presente un medico specialista in nefrologia che nel corso della sua carriera professionale si è perfezionato attraverso i più importanti corsi internazionali relativi all’ipertensione.

Ha ricoperto importanti incarichi ospedalieri e fa parte della SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa), oltre che della Società Italiana di Nefrologia, dell’EDTA-ERA (European Dialysis and Transplant Association – European Renal Association) e dell’ ESH (European Society of Hypertension).

Approfondimenti: persone che soffrono di ipertensione arteriosa in Italia

Ipertensione: elenco e percentuali delle persone in Italia ipertese e a rischio, suddivise per regione.

(fonte: Istituto Superiore della Sanità – Cuore Data)

L’ipertensione* arteriosa è un problema che colpisce in Italia in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne. Il 19% degli uomini e il 14% delle donne sono in una condizione di rischio**.

  • Nord Est : Il 37% degli uomini e il 29% delle donne sono ipertesi; il 22% degli uomini e il 16% delle donne si trovano in una condizione di rischio
  • Nord Ovest : Il 33% degli uomini e il 29% delle donne sono ipertesi; il 20% degli uomini e il 15% delle donne sono in una condizione di rischio
  • Centro : Il 31% degli uomini e il 29% delle donne sono ipertesi; il 18% degli uomini e il 13% delle donne sono in una condizione di rischio
  • Sud e Isole : Il 33% degli uomini e il 34% delle donne sono ipertesi; il 17% degli uomini e il 13% delle donne sono in una condizione di rischio
  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Liguria

Ipertesi: 36% degli uomini – 30% delle donne
Condizione di rischio: 22% degli uomini – 13% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Piemonte

Ipertesi: 33% degli uomini – 30% delle donne
Condizione di rischio: 23% degli uomini e il 16% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Lombardia

Ipertesi: 33% degli uomini – 28% delle donne
Condizione di rischio: 16% degli uomini – 15% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Valle D’Aosta

Ipertesi: 24% degli uomini – 29% delle donne
Condizione di rischio: 31% degli uomini 13% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Friuli Venezia Giulia

Ipertesi: 45% degli uomini – 37% delle donne
Condizione di rischio: 25% degli uomini – 14% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Emilia Romagna

Ipertesi: 41% degli uomini – 30% delle donne
Condizione di rischio: 20% degli uomini – 17% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Veneto

Ipertesi: 33% degli uomini – 28% delle donne
Condizione di rischio: 23% degli uomini – 15% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Trentino Alto Adige

Ipertesi: 30% degli uomini – 23% delle donne
Condizione di rischio: 21% degli uomini – 20% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Umbria

Ipertesi: 39% degli uomini – 32% delle donne
Condizione di rischio: 15% degli uomini – 18% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Lazio

Ipertesi: 33% degli uomini e delle donne
Condizione di rischio: 19% degli uomini – 13% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Toscana

Ipertesi: 28% degli uomini – 26% delle donne
Condizione di rischio: il 20% degli uomini – 11% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Marche

Ipertesi: 24% degli uomini – 23% delle donne
Condizione di rischio: 17% degli uomini – 11% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Calabria

Ipertesi: 45% degli uomini – 41% delle donne
Condizione di rischio: 15% degli uomini – 14% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Sicilia

Ipertesi: 37% degli uomini – 34% delle donne
Condizione di rischio: 20% degli uomini – 16% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Sardegna

Ipertesi: 33% degli uomini – 29% delle donne
Condizione di rischio: 13% degli uomini – 11% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Basilicata

Ipertesi: 33% degli uomini – 28% delle donne
Condizione di rischio: 12% degli uomini – 11% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Campania

Ipertesi: 29% degli uomini – 33% delle donne
Condizione di rischio: 18% degli uomini – 15% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Molise

Ipertesi: 28% degli uomini – 24% delle donne
Condizione di rischio: 18% degli uomini – 9% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Puglia

Ipertesi: 26% degli uomini – 35% delle donne
Condizione di rischio: 16% degli uomini – 9% delle donne

  • Ipertesi e persone a rischio nella regione Abruzzo

Ipertesi: 24% degli uomini e delle donne
Condizione di rischio: 14% degli uomini – 13% delle donne

Ipertesi: Pressione arteriosa uguale o superiore a 160/95 mmHg, oppure trattamento farmacologico specifico.
** Condizione di rischio: Il valore della pressione sistolica è compreso fra 140 e 160 mmHg e quello della diastolica è compreso fra 90 e 95 mmHg.

Approfondimenti

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2 commenti su “Ipertensione arteriosa: cos’è e a chi rivolgersi per curarla”

  1. Tommaso De Petris

    All’età di 35 a mi è stata diagnosticata una forte ipertensione arteriosa (a seguito della perdita totale della vista). Sottoposto ad ogni tipo di test ed analisi, presso il S. Carlo di Potenza, e dopo aver provato ogni tipo di farmaco anti ipertensivo, la diagnosi fu “Ipertensione essenziale”. Ometto di dettagliare la mia reazione … Ero convinto che la diagnosi avrebbe dovuto essere: “Non siamo capaci di determinare la causa”. Per circa 30 anni ho vissuto con la diastolica che non scendeva mai sotto sotto i 120 e la sistolica che oscillava tra 160 e 180. Non ho mai avuto un infarto né un ictus (per grazia ricevuta!). Nel 2006 mi sono trovato, per problemi non miei, al Sant’Orsola di Bologna. Ad una giovane dott.ssa, scherzando, dissi “perchè non risolvi anche un mio problema?”. Alla spiegazione del problema la bella dottoressa mi disse “e che problema è questo è il mio mestiere, presentati domattina in laboratorio alle 8”. Dalle 8,30 alle 12,30 mi effettuarono 8 prelievi. Il giorno successivo, tra un sorriso malizioso e una plateale soddisfazione mi comunicò che avevo il sangue pieno di aldosterone!!!! Dobbiamo solo capire se intervenire chirurgicamente per eliminate il surrene responsabile o medicalmente (per tutta la vita) se i responsabili sono ambedue. Oggi ho 80 a e la pressione stabilmente a 65/125. La diastolica è troppo bassa?

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