Articolo realizzato a cura della redazione del sito di Polimedica Melfi con la supervisione dei nostri medici specialisti.
INTRODUZIONE
Quando si parla di sindrome femoro-rotulea s’intende quell’insieme di segni e sintomi che delineano un quadro clinico caratterizzato principalmente da dolore nella regione anteriore del ginocchio (intorno, dietro o sotto la rotula), sede dell’omonima articolazione, costituita dalla superficie anteriore dell’estremità distale del femore (troclea) e dalla faccia articolare della rotula.
La sindrome femoro-rotulea è una condizione molto diffusa tra giovani e adulti che esordisce generalmente in maniera graduale e spontanea ed è esacerbata da particolari attività della vita quotidiana, come salire e scendere le scale, correre, saltare, stare accovacciati, mantenere a lungo la posizione seduta.
Il fenomeno
La sindrome femoro-rotulea, peraltro molto diffusa tra giovani e adulti, esordisce generalmente in maniera graduale e spontanea ed è esacerbata da particolari attività della vita quotidiana come salire e scendere le scale, correre, saltare, stare accovacciati, mantenere a lungo la posizione seduta, ecc.
Poichè, durante il movimento, la rotula scorre all’interno della troclea femorale come se questa fosse il suo binario, una displasia di una delle due strutture o un loro male allineamento potrebbe essere alla base del problema.
L’eziologia è sicuramente multifattoriale, condizioni scatenanti potrebbero essere:
- contusioni o traumi;
- interventi chirugici;
- malattie sistemiche;
- ma più frequentemente situazioni di sovraccarico o sovrautilizzo dell’articolazione (sovrappeso o pratica di sport come il salto e la corsa),;
- condizioni di debolezza dei muscoli dell’anca e della coscia,;
- lesione o rottura del legamento femoro-rotuleo;
- biomeccanica alterata (es. ginocchio valgo, intrarotazione del femore o extrarotazione della tibia, piede pronato).
All’esame clinico spesso si reperisce dolore, una riduzione del ROM (range of motion), riduzione di tono e trofismo muscolare e in alcuni casi anche gonfiore e infiammazione delle strutture articolari e peri-articolari. Il paziente potrebbe inoltre riferire la presenza di scrosci e crepitii articolari durante alcuni movimenti come la salita e la discesa delle scale. Per un esame obbiettivo, alcuni test specifici possono risultare utili per slatentizzare un male allineamento o una eccessiva o ridotta mobilità della rotula.
Come esami strumentali, la radiografia e la risonanza magnetica, rivelano la presenza di un male allineamento della rotula, una incongruenza delle superfici articolari o anche la presenza di fratture o fenomeni artrosici.
Come curare la sindrome
Curare la sindrome femoro-rotulea è essenziale per prevenire l’insorgenza di una infiammazione cronica, spesso associata ad aumento del liquido sinoviale (idrarto), o peggio ancora dell’artrosi femoro-rotulea.
L’approccio terapeutico è essenzialmente conservativo e varia in base alle condizioni di partenza.
Se è presente una forte infiammazione è prevista una fase iniziale di riposo della durata di qualche giorno in cui possono associarsi l’uso di FANS e di tutori stabilizzanti.
Una seconda fase contempla l’uso di terapie fisiche come la TENS a scopo antalgico, TECAR e LASER con effetto drenante e disinfiammante insieme all’applicazione di Tape kinesiologico.
Una volta che il dolore è in remissione comincia la fase di rinforzo muscolare, necessaria affinché il peso non gravi completamente sull’articolazione, soprattutto del quadricipite femorale e in modo particolare del muscolo vasto mediale, principale stabilizzatore della rotula.
Il rinforzo verrà ricercato dapprima attraverso elettrostimolazione ed esercizi isometrici, poi si passerà alla contrazione eccentrica, dunque a quella concentrica e solo infine potranno essere eseguiti esercizi pliometrici.
Per concludere si consiglia un ciclo di rieducazione posturale e propriocettiva per correggere eventuali difetti di biomeccanica che possono essere stati alla base dell’instaurarsi della sindrome e che, se non ridotti potrebbero dar vita ad una condizione recidivante.
Il contenuto del presente articolo è stato supervisionato dai nostri FISIOTERAPISTI.
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